Innanzi tutto le "grotte delle fate", ovvero le grotte di Ara, nel Parco Naturale del Fenera: le abbiamo battezzate così perché l'atmosfera del luogo è ancora oggi potente, evocativa.
Si tratta di una passeggiata alla portata di tutti (noi l'abbiamo fatta con Maya nel marsupio). Abbiamo parcheggiato ad Ara e poi abbiamo intrapreso un sentiero tra gli alberi, ben segnalato, con un paio di cancelletti di legno a segnalare gli ingressi.
Dopo pochi minuti di cammino, abbiamo identificato subito le grotte e siamo scesi.
Terra e acqua alle grotte di Ara |
Le grotte di Ara erano un luogo di culto antico. Qui si adorava la Grande Madre e, molto probabilmente, si consultavano le indovine in epoca pre-cristiana. Oggi, all'ingresso di una delle grotte (dalla forma evidente di vulva), è stata collocata, in una teca, una statua di Sant'Agata, patrona di Ara: uno dei soliti tentativi, da parte del cristianesimo, di appropriarsi degli antichi luoghi di culto matriarcali attraverso le proprie sante.
Ma si tratta di un tentativo goffo, mal riuscito: la suggestione di questo luogo è infatti palpabile, inequivocabile. Qui si avverte l'energia tellurica, procratrice, forte della Magna Mater. E ancora oggi le persone offrono a "Sant'Agata" (alla Signora) i tradizionali sass bianc, i ciottoli chiari raccolti nel corso d'acqua.
Una delle grotte di Ara dalla forma fortemente simbolica. Si può scorgere anche la teca con la statua di Sant'Agata. |
Le grotte di Ara sono state senz'altro una piacevole scoperta e, essendo non molto distanti da casa nostra, credo che ci torneremo spesso, specie in occasione delle festività della Ruota dell'Anno!
Anche Maya sembra aver captato, assaporato e gradito l'atmosfera del luogo, tanto che è rimasta a lungo con gli occhioni spalancati, ad ascoltare il rumore dell'acqua e il fruscìo delle foglie...
Il prossimo post (che non so assolutamente quando riuscirò a pubblicare!) sarà dedicato invece alla Strìa Gatina, che abbiamo scovato a Varallo Sesia.