venerdì 12 luglio 2019

Yogini - Il lato in ombra della Dea

In questi giorni, tra una poppata della bimba magica e un pisolino (mio e suo!), ho finito di leggere Yogini - Il lato in ombra della Dea, un interessante saggio di Guido Zanderigo, cultore di Storia dell'arte dell'India presso l'università Ca' Foscari e segretario della Venetian Academy of Indian Studies.
Non si tratta di un testo semplice e scorrevole, per via dei numerosi rimandi alla mitologia e alla filosofia indiane e dei termini in sanscrito che vengono utilizzati dall'autore con grande disinvoltura, dando spesso l'impressione di rivolgersi direttamente ad un pubblico di "addetti ai lavori". Sono perciò andata un po' a rilento e, per necessità di leggerezza, ho affiancato la lettura di questo testo a quella di un romanzo della Nemirovsky.
Mi sono in ogni caso annotata alcuni passaggi significativi (che pubblicherò poco per volta sulla mia pagina Mysteria), riguardanti, in particolar modo, le connessioni fra le divinità femminili indiane (e il loro lato oscuro, di distruzione che prelude alla rinascita) e le tradizioni pagane sopravvissute in Occidente anche dopo la diffusione del cristianesimo, inerenti all'immaginario stregonesco e della Signora del Gioco.
Il libro di Zanderigo non è incentrato su questo, ma è possibile seguire comunque questo fil rouge  - come se l'autore avesse comunque sparso lungo la via tanti sassolini che incrociano le tradizioni e creano rimandi interessanti.
La tradizione sciamanica del paganesimo greco-romano (si pensi alla dea ctonia che ha familiarità con gli animali selvaggi e feroci: orsi, serpenti, leoni...), così come quella del cerchio magico (rielaborata e distorta dall'Europa cristiana attraverso l'immagine del "sabba" demoniaco), dell'albero catalizzatore dei poteri femminili che mettono in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti e, infine, il crocicchio come luogo e veicolo di espressione del lato "oscuro" delle dee hanno pure origini indoeuropee e arrivano dall'Oriente, come Zanderigo ci dimostra anche attraverso un ampio corredo fotografico.
Insomma, come ho detto prima, una lettura non facile, ma che di certo può fornire numerosi spunti per ulteriori indagini e approfondimenti a chi, come me, si interessa del femminino sacro in ogni sua forma.

A breve dovrei riuscire a ultimare anche Suite francese e poi mi dedicherò, con curiosità (magari mentre sarò in Valsesia a ricercare la Strìa Gatina!), alla lettura de Il sussurro del mondo, di Richard Powers. Avevo letto recensioni interessanti a riguardo e, lo scorso lunedì, l'ho comprato in una libreria ad Albenga. Riprende - se non ho capito male - la teoria "avatariana" (!) secondo cui tutti gli alberi sarebbero capaci di comunicare fra loro. Spero di riuscire a recensirlo presto, perché è un bel tomo!

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