LIBERTA': dal latino libertas, -atis, l'essere libero, lo stato di chi è libero
Libertà. Essere liberi. Vivere liberi. Saper donare ad altri la libertà.
In latino, il termine libertas ha evidenti analogie col termine liber, "figlio", come ad indicare l'intima connessione tra l'atto di generare la vita e la capacità di permettere a questa vita di costruirsi e svilupparsi in piena autonomia. Poiché questo dovrebbero essere i figli: non un'appendice di genitori scornati, ma un ponte luminoso e indeterminato verso il futuro. Ti dono la vita, che è il regalo più grande; e poi tu sarai libero di farne ciò che desideri.
Non solo. Liber, in latino, significava anche "libro". In particolare, la parte più interna della corteccia degli alberi che, nell'antichità, veniva usata come supporto per la scrittura.
In fin dei conti, se ci pensiamo bene, un libro (un romanzo), per chi lo scrive, è un po' come figlio. Si crea un mondo (l'ambientazione), si crea la vita (i personaggi). Un romanziere è simile a Dio e ama tutti i suoi figli. Mi colpirono molto, tre anni fa, le parole della scrittrice Elisa Casseri che, venuta a incontrare gli studenti dell'istituto "Piero Calamandrei" di Crescentino (VC), raccontò di come tutte le sue amiche e parenti stessero, in quegli anni, mettendo su casa e avendo dei bambini. Lei andò da sua madre e le disse: «Io non ho fatto un figlio. Io ho scritto un libro», riferendosi al suo Teoria idraulica delle famiglie.
La protagonista di Storia di una ladra di libri in una scena dell'omonimo film, mentre sottrae il suo primo libroal rogo nazista. |
Si intuisce così quanto complesse e numerose siano le implicazioni e le manifestazioni della parola "libertà", il cui utilizzo appare abusato e scontato.
Oggi, infatti, spesso confondiamo il termine "libertà" con un vago lassismo: dei costumi, delle opinioni, del pensiero. Tutto è ammissibile, tutto è giustificabile, perché, dopotutto, "siamo liberi" (!).
Foto collage di © Kevin Dowd |
La libertà è, come abbiamo detto all'inizio di questa riflessione, il primo e più importante dono che possiamo fare ai nostri figli (liberi). Insieme ad essa (poiché connaturate ad essa) dovremmo saper dare loro delle regole. E' significativo che, in un'epoca in cui tanto fatichiamo a definire e ad afferrare i contorni del concetto di "libertà", al tempo stesso non riusciamo più a dare regole e strumenti ai nostri figli, a renderli autonomi (e dunque "altro" - quell'altro a cui dovrebbe essere sempre riconosciuto e concesso il valore della libertà) da noi.
E così come sono sempre più inefficaci i genitori, allo stesso tempo viene svilita presso le nuove generazioni l'importanza della lettura. Non vi è libertà alcuna nella rinuncia a quello strumento che, primo fra tutti, dovrebbe educarci a donare e a pretendere la libertà.
Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive. (Fahrenheit 451)Così, ogni volta che sento uno dei miei alunni dire: «C'è da leggere? Ah, allora no, non mi interessa!» mi spavento e mi intristisco: mi fanno paura, quelle facce di luna piena, così levigate e senza vita.
La libertà - credo - è connessa alla Vita, alla fertilità che ripete e riproduce la vita su questa terra. Ma come si può rendere libero ciò che è già morto?
[Continua...]