venerdì 28 maggio 2021

La menta, erba buona

Ci sono profumi a cui siamo legati più che ad altri.
Io, ad esempio, riuscirei a riconoscere le mie montagne anche ad occhi chiusi, solo percependo l’odore selvatico e inconfondibile di aghi di pino, erba, timo e di sorgenti d’acqua ferrosa.
Un altro profumo che mi piace in modo particolare e che suscita in me una piacevole sensazione di ripulitura fisica e spirituale è quello della menta.
Fino a qualche tempo fa, non sapevo nulla, della menta. Sapevo solo che mi piaceva e che amavo tenerla nell’orto-giardino – a dispetto della sua esuberanza – per percepirne, a tradimento, le zaffate aromatiche, che s’involano nell’aria estiva ad ogni cambio di vento.
Chi si vantava di saperne più di me, mi guardava coltivare e ripulire la mia ampia aiuola di mentuccia con un misto di disapprovazione e compatimento: «Guarda che è un’erba infestante… Non te ne libererai più». Ma io sono sempre stata caparbia, nei miei amori e, anno dopo anno, la menta mi ha sempre accompagnata nella mia attività di “ortigiana”. Devo limitarne l’entusiasmo, certo; ma vengo ripagata con la fresca bellezza delle foglie smeraldine e con il lilla delicato delle infiorescenze estive.
Solo più avanti, leggiucchiando qua e là, ho capito per quale motivo mi piacesse tanto questa pianta robusta, che risorge impenitente ad ogni primavera. Nulla è casuale. Infatti la menta, in greco chiamata mìnthe o hedyosmos (“dal buon odore”) è fra le piante ctonie più care alla Grande Madre, tanto da essere utilizzata, nella Roma antica, per adornare la Corona Veneris che si metteva sul capo dei novelli sposi.
Il mito di metamorfosi che si racconta riguardo alla menta (ripulito da tutte le incrostazioni della cultura patriarcale, diffusasi in Grecia in epoca antica) è molto semplice: Mintha era una ninfa che Ade cercò di violentare e che fu salvata dall’intervento tempestivo di Persefone, che la trasformò nella profumatissima erba che tutti conosciamo. Non a caso, dopo l’avvento del cristianesimo, fu soprannominata Herba sanctae Mariae e collegata al culto della Madonna attraverso un delicato aneddoto: quando, durante la fuga in Egitto, la Sacra Famiglia passò accanto a un cespuglio di menta, la madre di Gesù, spossata dal caldo e dal lungo viaggio, disse: «Che profumo fresco! Se solo questa pianta potesse anche dissetarci!». Ed ecco che, come per magia, dalle cime dei rametti di menta, sgorgarono piccole gocce di acqua fresca. Maria diede queste gocce da bere al suo bambino e poi battezzò la menta “erba santa” o “erba buona”.
Un’erba femminile, dunque. Resiliente, capace di resistere al grande caldo così come al grande freddo e di fornire ristoro e sollievo a chiunque si imbatta nelle sue macchie odorose, a bordo sentiero.

L'aiuola di menta nel mio orto-giardino

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